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Channel: Sviluppo sostenibile – Pagina 203 – eurasia-rivista.org
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Le rivolte arabe: un segnale del declino dell’ egemonia statunitense

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– L’ inizio della fine della “fine della storia”.
– Come le “rivoluzioni” in Europa orientale ed il crollo dell’URSS.

“Quando si verifica un cambiamento generale delle condizioni è come se l’intera creazione cambiasse  ed il mondo si alterasse “. – Ibn Khaldun

“La storia è governata da un determinismo inesorabile in cui la libera scelta delle grandi figure storiche svolge un ruolo minimo” – Lev Tolstoj

“Quello di cui possiamo essere testimoni non è solo la fine della Guerra Fredda, o il passaggio di un periodo particolare della storia del dopoguerra, ma la fine della storia come tale … Vale a dire, il punto finale dell’evoluzione ideologica dell’umanità e l’universalizzazione della democrazia liberale occidentale come  forma finale di governo umano. ” Francis Fukuyama.

“La guerra in Iraq è una calamità strategica storica e morale intrapresa in base a falsi presupposti, minando la legittimità globale dell’America , causando vittime civili e abusi, appannando le credenziali morali di questa.  Guidata da impulsi manichei e arroganza imperiale, sta intensificando l’instabilità regionale” Zbigniew Brzezinski, consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter.


Il mondo in generale, specialmente i leader impopolari guardano con un misto di attesa, apprensione e preoccupazione le rivolte massicce guidate dalla popolazione araba, dal Marocco al Bahrain, soppressa ormai da decenni dai loro dittatori occidentali e re feudali. L’impennata in Tunisia ha inghiottito l’Algeria (dove i fondamentalisti islamici sono stati tenuti sotto costrizione dalle elezioni del 1992 che avrebbero vinto) fino al lontano Bahrain e anche in Marocco. Per lo più spontanee, le insurrezioni sono state contrastate da una violenta azione da parte dai rappresentanti di governo, per lo più allineati agli Stati Uniti e ai quali Washington ha fornito palese  protezione occulta.

Hosni Mubarak, faraone dei giorni nostri e presidente dell’Egitto per 3 decenni ed ex generale dell’Aeronautica, ha lasciato il palazzo presidenziale, diventando uno delle personalità più autoritarie del mondo arabo sunnita a far parte di quel puzzle che via via si sta sgretolando. La contestazione della massa nella Meidan-e-Tahrir (Piazza Indipendenza), città del Cairo, così come altrove, ha portato ad un sanguinoso scontro con la polizia e con alcuni  teppisti di sinistra causando più di 300 morti, ma i soldati, in gran parte militari di leva, sono rimasti neutrali. Ci sono dissensi sia fra la top leadership militare sia fra quella medio-bassa : la prima strettamente associata a Mubarak,  il quale ha accumulato una fortuna come riferito da 30 a 60 miliardi di dollari. Oltre imprese controllate nel settore industriale e commerciale  in Turchia, Pakistan, Iran , la top leadership militare in Egitto avrebbe anche beneficiato di un aiuto militare degli Stati Uniti per un importo di oltre 1,5 miliardi ogni anno. Il Pentagono avrebbe inoltre cercato di sfruttare il suo stretto rapporto con il vertice militare.

E’ dalla Tunisia che si sono innescati i movimenti di protesta, scintilla che è servita come ispirazione per le masse in tutto il mondo arabo. Oltre duecento manifestanti sono stati uccisi in Bengasi e Tripoli, anche da forze e gruppi armati fedele al sovrano libico Gheddafi, quasi trasformando il conflitto in una guerra civile. Il suo ministro della Giustizia e alcuni ambasciatori chiave hanno lasciato la nave affondare.

Disordini, licenziamenti e le dimostrazioni degli oppositori e sostenitori del regime in vigore da quattro decenni hanno avuto luogo in molte città in Yemen. Molti decessi sono stati riportati anche da Manama, capitale del Bahrain , un sceiccato governato da una famiglia feudale sunnita da oltre quattro decadi. Il risultato sarà fondamentale per la Regione dal momento che si trova accanto all’ Arabia Saudita, dove la sua minoranza sciita è rimasta a lungo  emarginata e maltrattata , ma che si trova sulla cima di risorse petrolifere e confina a sud dell’Iraq. A seguito di un’invasione illegale degli Stati Uniti nel 2003, il regime sciita è giunto al potere a Baghdad, rafforzando così l’influenza di Teheran nella regione, contrariamente a quanto Washington aveva sperato di ottenere.

In tutto il mondo arabo il 2011 sembra destinato ad essere ricordato come “l’anno delle rivoluzioni”. In Iraq, devastato da otto anni di sanguinosa occupazione degli Stati Uniti, saccheggi, distruzione e morte, le proteste sono esplose a Baghdad, Kut, Bassora, Kirkuk, Ramadi, Sulaymaniyah e decine di altre località. Gli iracheni organizzeranno in Iraq il “Giorno della Rabbia pacifica “, il 25 febbraio.

Le proteste a Teheran sono iniziate nella simpatia e solidarietà con gli egiziani, ma ben presto quelli contro il regime in Iran hanno trasformato la manifestazione in proteste anti-regime.  I media occidentali, orientati verso la politica degli USA,  hanno dato parziale copertura di queste proteste, così come quando, la gendarme dello Scià fu costretta a fuggire da Teheran nel 1979. Per aggiungere la beffa al danno al concetto americano del suo destino di governare il mondo, i rivoluzionari hanno tenuti imprigionati alcuni diplomatici americani per più di un anno. Da allora l’occidente guidato dagli Stati Uniti ha provato di tutto per cambiare il regime in Iran.

Nonostante tutta la propaganda e le menzogne dell’ovest, la rielezione di Ahmedinjed un anno fa era legittima. La maggior parte  della propaganda di Twitter e Internet è stata generata da Washington, il suo barboncino Londra e gli iraniani contrari al regime attuale. Sì, c’è un’ opposizione considerevole anche fino al 40% della popolazione al regime austero e guastafeste del mullah specialmente contrari sono giovani e istruiti ma il regime resta legittimo. Le donne hanno più libertà in Iran che in molti stati sunniti, sicuramente di più rispetto al suo rivale ideologico: Arabia Saudita. Le donne guidano macchine e lavorano in ufficio. E per quanto riguarda il diritto dell’Iran ad arricchire l’uranio per la produzione di energia e anche per una bomba nucleare, la maggioranza degli iraniani, anche quelli che vivono negli Stati Uniti, sostengono le politiche del regime.

Washington cercherà di fomentare guai per l’alleato di Teheran e la minoranza sciita (12%) a Damasco, dove sono previste alcune proteste.. In ogni caso il dominio e l’influenza occidentale saranno molto indeboliti nella regione. Tel Aviv ha siglato accordi di pace con il Cairo e Amman, cosicché i cambiamenti in corso segneranno una sconfitta storica per Israele ed i suoi sostenitori in Occidente.

L’OCCIDENTE: “LACRIME DI COCCODRILLO” PER LA DEMOCRAZIA IN MEDIO ORIENTE.

“Ogni volta che leggo un editoriale sul New York Times scritto da un “senior scholar” dell’ l’Istituto Hoover o da un  compagno del  Cato Institute, ho voglia di urlare: “per favore sostituitelo con : trovata prostituta da psicotico-miliardario del partito di destra. “. Sarebbe un articolo più accurato -”  scrive Larry Beinhart, un autore americano .

Non c’è nulla di più ripugnante della cacofonia di Washington e Bruxelles, dei suoi leader e dei suoi media che gridano in modo rauco “democrazia”. Quasi tutti i dittatori, cui leadership è stata messa in discussione, sono stati tenuti al potere da parte degli Stati Uniti, al fine di sfruttare l’energia e altre risorse della regione nonché la sua posizione strategica. I leader di Washington obbedirono ai dettami in materia di prezzi del petrolio, sostenendo il dollaro USA o stipulando trattati di pace con  Israele. La gente della regione sostiene che gli USA siano sempre stati dalla parte dei dittatori.

Ma Washington e Bruxelles non si danno per vinti ed attraverso dichiarazioni condannano Gheddafi per aver violato i diritti umani. Il Primo ministro britannico ha visitato Il Cairo per valutare la situazione e dare una mano. Che coraggio!

L’autore che ha iniziato la sua carriera diplomatica dal Cairo come addetto stampa nel 1960  ha visto il declino e la caduta pressoché totale dei media occidentali nel 2003, che si sono ormai specializzati nella diffusione di mezze verità e palesi bugie guidati da artisti del calibro di Tony Blair, Dick Cheney, George Bush ed altri prima del brutale trattamento riservato all’ Iraq e alla occupazione nel 2003. Secondo il sito ICF oltre 1,4 milioni di iracheni sono stati uccisi e il paese è stato internamente suddiviso e distrutto.

Come cani da caccia prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003, la BBC ha dedicato alla sua copertura globale il 2% per le voci anti-opposizione alla guerra, ed il 98% ai guerrafondai. È stata la peggiore delle principali emittenti, comprese le reti degli Stati Uniti, secondo Media Tenor. In un articolo intitolato “parziale copertura” del 4 luglio 2003 del “The Guardian” Justin Lewis, professore di giornalismo dell’Università di Cardiff ha confermato i risultati di cui sopra. Altri punti vendita delle imprese occidentali come CNN, ABC ecc non fossero stati meglio della BBC. Negli Stati Uniti il 90% dei media sono controllati da una mezza dozzina di case corporative..

Ma non temete. La democrazia  costituiti da partiti politici liberi ed elezioni legittime non prenderà piede nella regione in tempi brevi. Coloro che hanno fornito il supporto ai leader rimarranno gli arbitri principali di questa partita.

Gran Bretagna e Francia hanno colonizzato gli ex territori degli ottomani in Nord Africa nel 19 secolo dopo l’opposizione ai confini arbitrari tracciati in Medio Oriente in seguito alla Prima Guerra Mondiale . Una ferita aperta dal 1948. L’Iraq è già diviso dal 1991. Ci vorrà ancora molto spargimento di sangue e  tempo per la pacificazione e la risoluzione dei problemi della regione per l’adeguamento e la definizione dei nuovi confini. Il Prof Paul Kennedy, scrivendo un anno fa sulle possibili politiche di uscita degli USA dall’Afghanistan ha ammesso che: “l’entanglement di Afghanistan e Pakistan è una questione così dibattuta e complessa che avrebbe messo in seria difficoltà i più grandi condottieri e strateghi del passato. Non è difficile immaginare William Pitt il Vecchio, Bismarck o George Marshall meditare su una cartina geografica che rappresenta le terre dalla valle della Bekaa al Passo Khyber. A nessuno di loro sarebbe piaciuto quello che avrebbero visto”.

Si aggiungano a questo le rivolte in corso in un vasto arco che copre Nord Africa e  Medio Oriente, dall’Atlantico al Golfo, con diversi livelli di sviluppo, storie, costumi tribali e dei sistemi di potere. È  un cocktail esplosivo. La risoluzione dei conflitti richiederà grande spargimento di sangue.

“È il capitalismo liberale, il modo più tortuoso per passare dal socialismo al socialismo!”

Sin dalla caduta del Muro di Berlino, l’ideologia del socialismo, non solo scientifica, ma anche con altre sfumature, è stata rigettata nella pattumiera della storia da parte dei leader occidentali e dei suoi cosiddetti pensatori e dei media. Washington ha creato una nuova entità in sostituzione del comunismo, ovvero il socialismo ed il nazionalismo con l’aiuto dei suoi nuovi clienti in Europa orientale, tra cui l’India, con l’aiuto dei media corporativi in cattività.

Per combattere il nazionalismo ed il socialismo di Nehru, Nasser e Tito, l’Occidente guidato dagli USA ha incoraggiato le ideologie di destra, l’islam e il fondamentalismo islamico specialmente nel mondo arabo e del Sud Ovest asiatico, con il massiccio esborso finanziario della ricca Arabia Saudita, che vuole mantenere i musulmani indietro.. . Sono attualmente in corso  grandi tensioni e situazioni di stress che  inaugurano epocali cambiamenti traumatici. Se si guardano ai cambiamenti della storia nel tempo l’uomo si è progressivamente organizzato in blocchi di unità familiare, poi in tribù, borghi, villaggi, paesi e città. Poi ci sono stati i regni gli imperi e finalmente, dopo secoli di guerre e democrazie, la caduta del muro di Berlino, episodio dal quale i finanzieri e i bancari americani cercavano di trarre i maggiori profitti per garantire stabilità, fraternità ed uguaglianza.

Tutta la serie di rivolte nel mondo arabo e altrove preannunciano un ritorno a una più egualitaria e giusta società. Serviranno da acceleratore della fine del rampante capitalismo liberale che sta affondando velocemente negli Stati Uniti e in Europa.

Mentre Stati Uniti e Occidente hanno cercato di infiltrarsi negli scontri della repressa ribellione delle masse arabe in particolare in Egitto, consapevoli del fatto che  l’odiato Mubarak e il  suo regime erano sulla via d’uscita, ci sono sindacati e altre organizzazioni che si uniscono in Egitto, alimentando le speranze che lo spazio lasciato libero dal capitalismo liberale e la globalizzazione non saranno occupati da gruppi fondamentalisti islamici e musulmani, concetti creati, utilizzati e sfruttati da Londra in tutto l’ultimo secolo in Medio Oriente e sud-ovest dell’Asia e poi da Washington dalla Seconda Guerra Mondiale. Ma la strada verso la parità dei diritti ed uguaglianza sarà un percorso lungo e difficile.

Per comprendere cosa potrebbe accadere nel mondo arabo, vediamo cosa hanno insegnato le rivoluzioni nell’Est Europa.

Le rivoluzioni nell’Europa orientale alla fine degli anni ‘80 e all’inizio del 1990: un confronto.

Basti ricordare le “ rivoluzioni” del 1989 in Europa orientale che portarono al crollo del comunismo. Le rivolte iniziarono in Polonia e si diffusero in Ungheria, Germania dell’ Est, Bulgaria, Cecoslovacchia e, infine, Romania.Solo in Romania il regime comunista fu rovesciato violentemente e Nikolai Ceausescu e sua moglie uccisi a sangue freddo.

Anche gli europei dell’Est tentarono di rovesciare i regimi totalitari in Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e altrove, ma furono brutalmente repressi.

Vero la fine del 1980 era chiaro che l’Unione Sovietica stessa era pronta e in procinto di fare di più del risorgente nazionalismo slavo-ortodosso. L’ Occidente guidato dagli Stati Uniti  si preoccupava di promuovere i diritti umani e organizzare la costruzione della democrazia (per soddisfare gli obiettivi occidentali) , progetti che erano stati  incoraggiati nei paesi comunisti per il cambiamento e la libertà, utilizzando i metodi di resistenza civile di Gandhi e Martin Luther King. In ogni caso, un’ opposizione popolare era emersa contro il dominio dell’unico partito in Europa orientale rafforzato sin dalla seconda guerra mondiale.

Nel 1989, l’Unione Sovietica aveva abrogato la Dottrina Breznev in favore del non intervento negli affari interni dei suoi alleati attraverso il Patto di Varsavia.

Semi di crollo sovietico furono seminati dalla politica della perestrojka e glasnost da un ingenuo leader sovietico, Mikhail Gorbaciov, un ingegnere agricolo che apparentemente non ha compreso appieno né il comunismo né il capitalismo. I media occidentali lo lusingavano e lo salutavano come un grande democratiser . Gorbaciov è stato seguito da un Boris Eltsin, ricordato per essere stato in gran parte ubriaco o drogato. Questi signori hanno distrutto lo Stato sovietico, minato la sua ideologia ed il concetto di socialismo scientifico. La disgregazione e la dissoluzione dell’URSS si raggiungeva entro la fine del 1991.

L’ Albania e Jugoslavia scartarono l’ideologia comunista tra il 1990 e il 1992. USA ed Europa presto incoraggiavano i dissensi in Jugoslavia, con le truppe della Nato guidate dagli Stati Uniti per bombardare la Jugoslavia contribuendo illegalmente a rompere lo stato in vigore dal primo conflitto mondiale. Nel 1992 nascevano gli stati indipendenti di Slovenia, Croazia, Repubblica di Macedonia, Bosnia-Erzegovina.

Il crollo dell’Unione Sovietica è stato sfruttato dagli Stati Uniti e da i suoi media capitalisti che cantavano inni e promuovevano riforme economiche così come la cosiddetta democratizzazione portando di fatto alla disintegrazione economica e rovina della Russia ed di altri stati comunisti, con perdite economiche più del doppio di quelli subiti dal URSS nella seconda guerra mondiale. Il PIL russo è stato dimezzato e gli investimenti di capitale sono diminuiti dell’ 80 %. Le persone sono state ridotte alla miseria, sono saliti i tassi di mortalità e la popolazione è drasticamente diminuita. Nell’agosto del 1998 il sistema finanziario russo è crollato.

La ricchezza di miliardi e miliardi di dollari statunitensi e più, è stata trasferita in Occidente dall’ ex Unione Sovietica e dagli Stati Socialisti in Europa orientale e Balcani sotto la bugia di inaugurare la democrazia, il capitalismo del libero mercato e la globalizzazione. A Mosca Vladimir Putin ha stabilizzato la situazione di sfruttamento dilagante da parte dell’Occidente. Nella maggior parte degli stati dell’Europa Orientale, gruppi in combutta con Washington e Bruxelles conquistavano il potere, si trattava per di più di gruppi mafiosi e clan locali.. Si, le elezioni si sono svolte, così come si sono svolte in Iraq, con finanziamenti per la campagna elettorale di circa 500 milioni a Barack. Ora mi chiedo, c’è poco di “Yes, we can” in un paese governato da finanzieri, banchieri, militari ed industriali.

Conclusioni

Vent’anni dopo la caduta del muro di Berlino, stiamo assistendo all’inizio del crollo dell’altro muro, quello di Wall Street,  centro nevralgico finanziario recentemente descritto la “Nuova Roma”. Il progressivo declino degli Stati Uniti è iniziato a settembre 2008 in seguito al crollo della Lehman Brothers, Merrill Lynch e di altri venerabili istituzioni finanziarie, inaugurando così un periodo di spostamento di potere, forse, per il passaggio del testimone da ovest ad est. Il debito di Washington ammonta a quasi 10.000 miliardi di dollari mentre il suo Pil è di circa 14 miliardi di dollari. I creditori hanno discusso la sostituzione del dollaro statunitense come valuta di riserva con un paniere di valute.

Cosa potrebbe accadere al dollaro statunitense come valuta di riserva alla luce della perdita di una posizione dominante in Medio Oriente e Nord Africa e di un possibile coinvolgimento dell’Arabia Saudita in gravi turbolenze?

Il mondo è pronto per il cambiamento. Guidati dagli Stati Uniti i tentativi occidentali di entrare ed installare le forze della NATO in Asia Centrale e intorno al Mar Caspio sono stati bloccati. I tentativi di Stati Uniti e il fantoccio di Israele di conquistare l’Ossezia del sud sono stati respinti con decisione da Mosca. Gli USA hanno installato marionette anche in Ucraina. Gli USA inoltre stanno temporeggiando in Kirghizistan e Mosca guarda alla sconfitta di Washington in Afghanistan e in Medio Oriente.

Fine della Storia

La caduta del muro di Berlino, il crollo dell’ideologia comunista, i regimi e l’economia della zona  Eurasiatica sono stati descritti come la ”fine della storia” e una vittoria di stile del capitalismo degli Usa (dal 1978, la Cina lo Stato comunista più autoritario con metodi capitalistici della produzione).

E ‘il Prof Francis Fukuyama che ha scritto “La fine della storia e l’ultimo uomo” nel 1992, sostenendo che la concezione della progressione della storia umana come una lotta tra ideologie era al suo termine,  poiché la risoluzione sarebbe caduta sulla democrazia liberale alla fine del Guerra Fredda e  la caduta del muro di Berlino nel 1989. Fukuyama predisse il trionfo finale di un liberalismo politico ed economico mondiale.

“Quello di cui possiamo dire di esser stati testimoni non è solo la fine della Guerra Fredda, o il passaggio di un periodo particolare della storia del dopoguerra, ma la fine della storia come tale … Vale a dire, il punto finale dell’evoluzione ideologica dell’umanità e l’universalizzazione della democrazia liberale occidentale come la forma finale di governo umano. “

In contrapposizione all’Operazione “Freedom Iraq”, in un saggio scritto per il New York Times nel 2006 identificava il neoconservatorismo col leninismo. Egli scrisse che i “neoconservatori credevano che la storia potesse essere spinta attraverso l’uso della giusta applicazione del potere e della volontà. Il leninismo fu una tragedia nella sua versione bolscevica, ed è tornato come farsa quando praticata dagli Stati Uniti. Il neo conservatorismo, sia come simbolo politico e corpo di pensiero, si è evoluti in qualcosa che non posso più sostenere”.

Anche Samuel Huntington, pensatore americano, ha scritto sullo  “scontro di civiltà” sostenendo che quello che sta accadendo è la lotta per il potere e di egemonia da parte degli Dei e dei seguaci delle tre religioni rivelate in Medio Oriente.

Ironicamente, è il denaro pubblico a tenere temporaneamente a galla il settore privato negli Stati Uniti.  Gli azionisti dovrebbero effettivamente  prendere in mano le banche nazionalizzate ed altre istituzioni in USA. Così, tanto per il trionfo finale del modello neo-liberale degli Stati Uniti, la sconfitta del socialismo e la ‘fine della storia’.
L’ economista Hyman Minsky aveva previsto che “le analisi di Keynes presentano un potente argomento, ossia che il capitalismo sia per sua natura instabile e soggetto a crollare. Lungi dal trend verso un magico stato di equilibrio, il capitalismo avrebbe inevitabilmente fatto il contrario.”

Qualunque sia l’esito, le turbolenze nel Nord Africa e Asia occidentale sono come lo storico spostamento di sabbia in quello che può essere chiamato il near abroad di Washington.

Nella storia, secoli di confronto romano-bizantino e persiano hanno portato al loro esaurimento. Ben presto i loro territori sono stati invasi da bande di beduini provenienti dai deserti dell’Arabia.

21 febbraio 2011. Mayur Vihar, Delhi-9


* K Gajendra Singh è stato ambasciatore dell’India in Turchia e Azerbaigian da agosto 1992 all’ aprile 1996. In precedenza, era ambasciatore in Giordania, Romania e Senegal. Oltre a messaggi a Dakar, Parigi, Bucarest, l’autore ha trascorso la sua carriera diplomatica nel Nord Africa, Medio Oriente(dieci anni in Turchia). Ha trascorso il 1976 con il National Defence College, New Delhi, ha istituito il Foreign Service Institute per la formazione di diplomatici (1987-89), è stato presidente / amministratore delegato di IDPL, la più grande società di prodotti farmaceutici indiana (1985  e 1986) . Attualmente è Presidente della Fondazione per gli Studi Indo-turchi.


Traduzione di Eleonora Ambrosi

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